Ella non creda, ch’ io mi sia mai dimenticato delle premure fattemi colla pregatissima sua a me carissima dei 17 Aprile dell'anno corrente. Poco prima di detta lettera ricevetti anche i disegni della corona ungarica, ch’ella mi avea mandati; e dopo averli fatti vedere al Santo Padre, che molto li ammiro’, li rimisi al Signore Abate Marini Professore dell’Archivio Vaticano, accioché esaminandoli, avesse anche favorito di dirmene il suo parere in scritto. Questi pero’ benché solleciatato da me piu’ e piu’ volte, mi ha assicurato di non poter pronunziare con fondamento cosa alcuna; non non già perché non ne abbia egli fatto studio, ma perche non ha la trovato ragioni per decidersi in modo da scriver cosa, che possa corrispondere alla sublimità della materia, e al di Lei desiderio. In fatti io so, ch'egli se n'è molto occupato, e che ha consultati sopra di ciò e letterati, e libri.

Perdoni Ella pertanto se la mia buona volontà di servirla non ha prodotto quello che avrei voluto; ma ella ben sa che non sempre si può quello che si desidera. Se Ella però volesse indicarmi qualche punto particolare da esaminarsi pel di Lei assunto, io mi comprometto, che il Signore Abate Marini, se ve occuparebbe ben volentieri. Attendo perciò i di Lei comandi.

Io stò occupandomi delle memorie del nostro Eminentissimo Garampi e solo mi rincresce, che molte altre occupazioni mi tolgono il miglior tempo. Cio’ non ostante vado avanzando, e se Dio mi dara’ anche qualche poco di vita spero di poter terminare l’Elelgio di un'uomo, il qualenfu veramente grande per la chiesa, per le lettere e per lo stato. Ella intanto mi contervi la sua preziosa bontà, e mi creda sempre colla più distinta stima ed ossequio.

[...]

Lorenzo Caleppi