LITERARY AND SCHOLARLY CORRESPONDENCE
Parra’ strano a Vostra Eccelenza che dopo tanto tempo non abbia da me avuto risposta all’ultima sua lettera di quattro maggio. Io paraltro ero fuori, né mi pote’ riuscire comodamente di spedire la lettera a Rma, accioché quindi le posso inviata ora, che vi son ritornato non ho voluto mancare al mio debito di risponderle subito, e di ringraziarla, come so, della memoria, ch’ella si compiace di conservare di un suo debole servitore, ma vero e desiderosissimo diimpiegarsi tutto per Monsignor vescovo, e per Lei. Circa le lettere de sommi Pontifici, ho di gia’ parlato al Signore Abate Ruschi, ed egli ne ha parlato a Monsignore Garampi, il quale le fa copiare dagli originali, che che si conservano nell’Archivio Vaticano, affinché riescano piu’ corrette le copie. Lo stesso procurero’ ora di fare delle altre memorie, che sua Eccellenza Vostra (...) ricerca. Quanto alle nuove letterarie(...) benignamente da lei ricevute, per ora non abbiamo altre, che se non se in Roma e’ stata da circa tre mesi stampata una Dissertazione de Appelationibus ad summus Pontefice del Stefanucci Gesuita, quantunque il nome non constrisca nel frontispizio. In Napoli e’ stata pubblicata una ingegnosa Dissertazione intitolata Christus greco (...), per cui l’Autore s’ingegna di provare, che il nostro Signore Gesu Christo familiarmente parlava la lingua greca come lingua allore comune nella Palestina. Io non sono di un tal sentimento, nulla di meno non posso negare, che tal Dissertazione sia scritta e con ingegno, e con erudizione. Qui pure da qualche tempo comprarve un altra dissertazione alla luce intorno a un antico calamajo, la qual dissertazione e’ ppiena di pellegrine, bellissime osservazioni sopra vari punti di erudizione greca. E’ vero, che (...) sovente sembra, che sogni, ma tuttavolta stimo la facilita’, la copia delle notizie, e la vivacita’ dell’ingegno. E’ questa opera e’ dell’Abate Martorelli. In Venezia e’ stato pubblicato contra l’ultimo mio libro una lettera dall’Abate Cadonici. Io non la stimo né pura degna di risposta. A un Autore, che (...) dice espressamente delle bugie, non si ha da replicar altro, se non se, ch’e’ un bugiardo. Egli dice, che io non apparto posti di santi padri, e percio mi esorta di leggerli e mi rimprovera, che ho ripiena la mia opera di versi e di sarcasmi di Plauto, e di Terenzio, benché di radissimo meno sia di questa servizio, e l’opera stessa mia sia piena, zeppa di autorita’ de’ Santi Padri, che dalla stessa maniera delle citazioni si scorge [...] S’Ella per ora non me le puo’ dare di coste, me le dara’ a tuo tempo. Torneranno le lettere in Ungheria, mentre se n’anderanno via, come di gia’ hanno cominciato a congedarsi, dalla Italia e da varie altre parte, dove finora hanno finito. Ella fa benissimo a esercitarsi negli scudi, da quali mi scrive. La scelta dell’argumento da trattare, ch’Ella ha di gia’ fatta, e’ ottimo. Mi piace il metodo, ch’Ella tiene nel disporre le sue prove. So che parecchi scrittori parlano del canone delle sacre lettere fissato dal Concilio di Trento, ma non mi sovviene per ora niuno, che abbia fatto di proposito alcun libro per provare autenticita’ di quei libri. Riccardo Limone, il P. Calmet, e altri interpreti delle sacre lettere, Monsignore Huet nella sua Dimpstrazione Evangelica, e vari altri Teologi, che critici ne hanno parlato, né scarsamente. Vedro’ peraltro, se qualcuno mai si sia diffuso su di tali punti, e gliene porgevi l’avvio. Chi fara’ cosa gratissima, se si compiacera’ d’inviarmi Monsignore il libro, e non mi risparmiero’ fatica per ben servirla. Roma 12 luglio 1768 |
Készült az MTA BTK "Lendület" Kutatócsoport keretében: Nyugat-magyarországi irodalom 1770–1820
Edited and published in the project "Lendület/Dynamism" Research Group of Research Centre for Humanities of Hungarian Academy of Sciences: Western Hungarian Literature 1770–1820